Neve a bassa quota a inizio anno, le zone d’Italia interessate

Gennaio apre la porta al freddo. L’aria si fa tagliente, i tetti scricchiolano di brina, e all’orizzonte torna un’ipotesi che accende memorie: una Befana bianca, con neve a bassa quota pronta a sorprendere le città del Nord e non solo.

Neve Italia
Neve nelle zone basse in Italia – marciadellasalute.it

La settimana dell’Epifania 2026

Si annuncia dinamica. Gli aggiornamenti meteo convergono su un afflusso di aria artica nei bassi strati e sul rapido ingresso di una perturbazione attiva. La combinazione, quando si incastra bene, è nota agli appassionati: la neve da scorrimento su cuscino freddo. È un meccanismo tanto semplice nella logica quanto delicato nei dettagli.

In Pianura Padana

Lo strato freddo si forma con l’inversione termica e può raggiungere qualche centinaio di metri di spessore. Qui l’aria resta densa, secca, vicina o sotto 0 °C. Sopra scorre aria più mite e umida. Se la stratificazione non si rimescola, i fiocchi resistono fino al suolo. È una fisica elegante, più comune in passato che oggi: gli studi di CNR-ISAC e del servizio europeo Copernicus confermano inverni mediamente più miti, con minore persistenza del cuscino. Proprio per questo, l’eventuale ritorno di nevicate “di una volta” avrebbe un sapore speciale.

Ricordo una mattina di gennaio in una via qualunque della bassa milanese: silenzio, passi ovattati, auto che avanzano piano. Nessun gelo spettacolare, solo fiocchi pazienti e continui. Le nevicate da cuscino sono così: non urlano, lavorano di costanza.

Cuscino freddo: come funziona

Perché il disegno regga, servono ingredienti riconoscibili: temperature al suolo attorno a 0/-2 °C, punto di rugiada sotto zero, strato freddo spesso almeno 300–600 m. In quota, valori a 850 hPa intorno a -4/-8 °C aumentano le chance di nevicate in pianura (linee guida ricorrenti in meteorologia operativa ECMWF/GFS). Non basta una carta: conta il nowcasting nelle 24–48 ore, l’intensità delle precipitazioni, il vento, l’orografia. Se il richiamo mite sfonda, la neve vira a pioggia o a pioggia mista.

Le zone a rischio e quando

Il punto centrale arriva qui: tra martedì 6 gennaio (Epifania) e i giorni successivi, le aree con rischio più concreto di neve in pianura sono le regioni del Nordest e del medio Nord: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia. Possibili estensioni verso la Liguria (attenzione alle vallate interne e alla costa di Ponente) e parte del Centro, con quote molto basse tra 100 e 300 m lungo i versanti adriatici e appenninici. La proiezione è plausibile, non garantita: l’esatta quota neve dipenderà dal bilancio termico nei bassi strati e dal rimescolamento indotto dalla perturbazione.

Esempi pratici

Pianura lombarda centrale: scenari favorevoli con precipitazioni deboli-moderate e vento assente. Con 0 °C al suolo e -5 °C a 850 hPa, i fiocchi reggono.

Emilia occidentale: rischio di alternanza neve/pioggia se il richiamo mite spinge da sud-ovest.

Al Nordest: nevicate più continue lungo le pedemontane venete e friulane con stau leggero.

Dati e fonti utili per seguire l’evoluzione: bollettini ARPA regionali, analisi sinottiche ECMWF, meteogrammi ensemble, rapporti climatici CNR-ISAC. Ad oggi non ci sono valori ufficiali condivisi per accumuli al suolo: ogni stima è prematura e va trattata come indicativa.

Il resto tocca a noi, alle città e alle abitudini. La neve che scende piano chiede tempi lenti e sguardi attenti. Se aprissimo la finestra la mattina della Befana e trovassimo la strada imbiancata, saremmo pronti a cambiare ritmo per qualche ora? O lasceremmo che il bianco, per una volta, detti l’agenda?

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